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Eccoci di nuovo in Direzione!

pubblicato in: Famiglie, progettiscuola | 0

No, non preoccupatevi, ci siamo andati di proposito per scoprire la nostra scuola da un’altra prospettiva; quella di chi la scuola la progetta e la costruisce per noi. La visione di noi studenti è spesso condizionata da pregiudizi e luoghi comuni; ma è davvero così grande la distanza tra noi?


Lo abbiamo chiesto a Gildo Bandolini, preside dell’Istituto…

Padre Gildo Bandolini, Insegnante e preside agli Artigianelli di Milano, da sempre lavora in mezzo ai ragazzi delle superiori non solo per insegnare, ma anche come educatore per provare, sull’esempio di san Lodovico Pavoni, a trasmettere valori solidi, sotto il profilo umano e cristiano, ai ragazzi di questa scuola.
“Religioso” da 50 anni (si chiamano così coloro che nella Chiesa scelgono una particolare forma di vita) e prete da più di 40, ha vissuto da sempre con i Pavoniani dalla prima media fino ad ora. Si è laureato in lettere e dopo vari spostamenti, da Tradate (VA) a Lonigo (VI), a Genova e Brescia, a settembre del 2015 è finito a Milano, e da quel momento è rimasto qua.

 

Si descriva in 3 parole
Sorridente, pignolo e disponibile.

 

Quando ha capito che la religione era la sua strada?
Essendo cresciuto in una famiglia profondamente cristiana, ero da sempre a contatto con la parrocchia e l'oratorio, quindi è difficile trovare un momento preciso. Posso dire che la mia vocazione ad essere prete e prete pavoniano è cresciuta con me.

Così, finita la quinta elementare, sono entrato nel seminario dei Pavoniani per vedere se quella era la strada giusta per me. Se non ricordo male all’inizio della prima media eravamo in 27, ma alla fine del percorso (dopo la maturità) di quel gruppo ero rimasto solo io. Nulla di strano. D’altronde è maturando che una persona si interroga su cosa vuole fare nella vita: alcuni avevano scelto altre vie, ma per me quella era la strada giusta. Una scelta che poi ho confermato diventando pavoniano e prete.

 

Come è arrivato alla nostra scuola?
Per noi pavoniani, il dove uno è situato non dipende dal singolo individuo. Quando si diventa “religiosi”, tra gli altri si fa un voto (è un impegno solenne) di obbedienza, che si esercita non solo ma soprattutto in caso di spostamenti. Il superiore ti chiama per dirti “Abbiamo pensato che per te sarebbe meglio…” oppure “Abbiamo bisogno della tua presenza in questa Casa…”, e cosi dove mi chiedono di andare io ci sono.
Poi io a Milano sono arrivato da Brescia. Anche se facevo tutt’altro, avevo già bazzicato in ambiente scolastico e, dato che c’era qua a Milano bisogno di qualcuno che l'avesse fatto, hanno chiamato me.

 

Cosa vuole trasmettere ai suoi studenti?
Ultimamente guardandomi in giro ho notato che molti giovani esprimono in maniera più o meno aperta un'insoddisfazione in molte cose, e guardando questo fenomeno, quello che voglio cercare di trasmettere ai miei studenti è che la vita è una cosa bella, e che la religione, la fede, in questo non ti porta via nulla, anzi, ti da uno slancio in più.
Purtroppo però queste cose non capita spesso di dirle in classe, perché la necessità di tenere sotto controllo il gruppo e la disciplina fa uscire le parti più esigenti, più dure del tuo carattere che non ti permettono di fare spazio ad altre espressioni.

 

Quali sono per lei i 3 must have di una scuola?
Per prima cosa penso debba avere un corpo docente ben unito e motivato, perché sono convinto che una scuola deve essere  anche una comunità educativa, e senza dei docenti ed educatori che vogliano camminare insieme verso gli stessi obiettivi, si fa fatica.
Dopodiché deve essere una scuola con in mente dove vuole arrivare e dove vuole portare, curandosi degli aspetti didattico-professionali.
Infine deve essere uno spazio aperto dove i ragazzi si trovino a proprio agio, anche per momenti non strettamente legati all’orario scolastico… ma mi rendo conto che a Milano con tutte le esigenze e distanze che ci sono non è sempre possibile farlo per tutti.

 

Cosa non deve mancare a un professore?
Non deve mai mancare la voglia di insegnare.
Penso che tutti i professori vivano momenti in cui si deve interagire con una classe difficile e si sente la pesantezza e la difficoltà in quel che si sta facendo, però se riesci a ritrovare le forze e ti butti, allora hai anche la possibilità di recuperare tutte le motivazioni che ti spingono a fare quello che fai.

 

Ci dica una curiosità su di lei
Anche adesso, ogni tanto, quando ho un po’ più di tempo, la sera, mi piace guardare un episodio di serie televisive come NCIS dopo il telegiornale. Ormai però capita sempre più spesso che il sonno mi chiuda gli occhi e così non riesco quasi mai a vedere la fine dell’episodio o mi sveglio… in un’altra serie: ma cosa è successo ai personaggi di prima?

 

Qual è il suo giorno preferito della settimana?
Direi il sabato, non perché non ci siano impegni, ma perché, avendo un pò più di tempo libero, trovo il modo di occuparmi di cose che, durante la settimana, proprio non posso fare, riuscendo anche a dedicare più attenzioni a me stesso.